IL MITO DELLA MONTAGNA Pittori, fotografi, incisori, scrittori, sono stati i pionieri. La pittura dei paesaggi alpini d’alta quota ha diffuso al pubblico una nuova visione del mondo alpestre pieno di romanticismi e simbolismo cercando di trasmettere la forza evocativa delle Alpi. William England, Caspar Wolf, Ferdinand Hodler, Harnold Böcklin, Alexandre Calame e soprattutto Giovanni Segantini con la sua mistica, hanno contribuito in maniera determinante, attraverso la loro poetica, a creare il mito della Montagna nel quale tutti noi oggi crediamo. Prima del mito la montagna era vissuta come un luogo ostile, duro da vivere, pieno di magia, pericoli e mistero. OLTREREALE, La realtà immaginata. Frammenti di memoria infinitamente mutabili Sviluppo del mio lavoro: Prendendo l'esempio di un paesaggio di montagna, io so che per scattare l'immagine mi sono avvicinato al luogo e ho visto la catena montuosa da altri punti e con luce diversa. Non solo, ne ho viste altre, lì vicino o anche più lontane, che mi sono rimaste nella mente e che a loro volta hanno evocato altre immagini, non necessariamente fotografiche. Magari quadri, di artisti di epoche diverse, realizzati con tecniche diverse. “La realtà non ci fu data e non c’è, ma dobbiamo farcela noi” come la memoria che continua mutabile giorno dopo giorno a trasformare i ricordi, frammenti in continua trasformazione. La mia fotografia come la memoria è composta di frammenti in continuo mutamento. Ho cercato di fermare un ricordo composto da molti ricordi dello stesso luogo apparentemente sempre uguali ma in fondo sempre diversi. Le fotografie delle montagne sono anche la ricerca impossibile di fermare il tempo di creare una memoria indissolubile. Così, per evadere dalla nuova solitudine creata dalla pandemia del Coronavirus nel 2020, ho raggiunto l'Engadina durante le quattro stagioni. Nella testa avevo il celebre trittico di Giovanni Segantini, il grande ambasciatore del mito della montagna engadinese. Ispirandomi alla potenza della sua pittura fatta di luci e di ombre, ho creato le immagini fotografiche con la tecnica digitale, sovrapposto strutture di carta d’acquarello Fabriano e ho dato vita a immagini contemporanee che richiamano la tecnica divisionista in una nuova, composita e inedita visione dei luoghi iconici dell’alta Engadina. I paesaggi sono reali, ma nel contempo immaginari. Sono innesti. Il luogo è l’Engadina, ma le vette sono immaginazione. Una immaginazione molto realistica, che mi consente appunto di creare una "realtà immaginata". Pura costruzione, mito! La fotografia si stacca così dalla riproduzione del reale, ci interroga, rimette in discussione quello che diamo per acquisito accentuando il limite tra oggettivo e soggettivo e così entra nel mondo dell’immaginario fantastico della creazione, della memoria e della visione, abbracciando con gratitudine l'arte che ci ha consentito di “vedere” il passato prima della tecnica fotografica: la pittura.